Dal santuario francescano in preghiera per invocare pace

Lo spirito francescano di Santa Maria della Foresta ha fatto da contorno all’intenso momento che ha visto diversi reatini riuniti per manifestare la solidarietà verso il popolo ucraino vittima dell’aggressione russa. Una veglia di preghiera per invocare pace, in una situazione che appare davvero complessa, dove più che cercare colpe e fare recriminazioni è necessario impegnarsi a fondo per percorrere gli spazi di dialogo, ha detto il direttore della Pastorale sociale, don Valerio Shango, ufficio diocesano che ha organizzato questo momento, al quale ha partecipato anche una rappresentanza dei tanti ucraini ­– sulle 170 persone – che vivono a Rieti e dintorni.

Accorate e commosse le parole di Ruslana e Natalia, giovani donne in pena per il loro Paese, invitate a portare la loro testimonianza: trattenendo a stento le lacrime, hanno condiviso la loro straziante preoccupazione per figli, genitori, parenti che sono in Ucraina e che vivono questi giorni convulsi, dopo aver vanamente sperato che non iniziassero a soffiare venti di guerra.

Guerra in cui c’è solo da perdere, perché nessuno vince quando si passa la parola alle armi, ha detto, in rappresentanza del mondo sindacale presente all’incontro (con rappresentanze di Cgil, Cisl, Uil e Ugl) il sindacalista Paolo Bianchetti, coordinatore territoriale Cisl. Guerre in cui le vittime sono i popoli, tutti, anche la nazione russa, perché le colpe dei governanti ricadono anche sui cittadini, ha rimarcato il presidente della Provincia Mario Calisse, intervenuto in rappresentanza delle istituzioni locali.

Forte si è innalzata la preghiera per la pace, fondata sulla promessa di Gesù: “Vi lascio la pace”. A commento della parola evangelica, la riflessione di padre Luigi Faraglia, cappellano del santuario francescano custodito dalla Comunità Mondo X: il frate conventuale reatino ci ha tenuto a richiamare l’esperienza di san Francesco, anche lui da giovane passato attraverso la guerra, passo di partenza della conversione che lo portò a sperimentare il dono dei fratelli: «solo se ci si riconosce fratelli si supera la guerra».

Anelito di speranza nel cuore di tutti coloro che si sono uniti nell’invocazione di pace.