Ci sono situazioni in cui l’ordine regna; ma non sempre l’assenza della guerra è sinonimo di pace. C’è infatti assenza di conflitto anche nelle situazioni di oppressione, quando il debole soggiace alla prepotenza del forte e non è in grado di reagire e di opporsi. In tal caso la pace apparente è la maschera iniqua di un ordine perverso, fondato sulla forza e sull’ingiustizia: essa sconta la propria menzogna nella minaccia di rivolta che si genera dentro alla disperazione degli oppressi.
Il giogo dell’ingiustizia infatti non è sopportabile a lungo e l’uomo che la subisce è spinto a scuoterlo, anche a costo della vita.
La ferita più profonda inferta dall’ingiustizia è quella della violazione dei diritti umani, e quindi dei diritti dei popoli. La pace infatti non può realizzarsi quando tali diritti propri sono oppressi da una relazione prevaricatrice, o quando sono trascurati o dimenticati dal silenzio e dall’indifferenza (Educare alla pace, Commissione ecclesiale Giustizia e pace – Roma, 24 giugno 1998).