Gli ultimi giorni di ottobre hanno visto svolgersi la 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, nel cuore di Taranto, sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.
All’evento hanno partecipato 934 delegati da 221 diocesi insieme a 93 vescovi con una folta rappresentanza delle istituzioni civili e politiche, culturali e socio-economiche. Era presente anche la delegazione della Diocesi di Rieti, costituita da Stefania Marinetti, impegnata nell’Ofs e responsabile della mensa di Santa Chiara e della Consulta delle Aggregazioni laicali diocesana, Giovanni Franceschini, responsabile del Progetto Policoro della diocesi di Rieti e vicepresidente dell’associazione Hortus Simplicium (gestore dell’orto botanico medievale della cattedrale) e don Valerio Shango, direttore dell’ufficio diocesano per i Problemi Sociali e Lavoro.
Questa settimana sociale non è però stata «un convegno, ma una piattaforma di partenza per dare speranza e avviare dei processi», come ha dichiarato il cardinale Gualtiero Bassetti, chiedendo un contributo partecipativo fatto di idee, proposte e ascolto dai diversi ambiti di provenienza dei centinaia di delegati, variamente rappresentati con una forte componente anche di donne e giovani.
Lo stile della 49a settimana Sociale è stato quello di un cammino, di un laboratorio comune per coniugare l’universalità e l’amore per il creato, all’approccio politico e istituzionale di salvaguardia del lavoro, di transizione ecologica, ponendo attenzione ai costi sociali di questa, a tutti i suoi rischi che possono essere disinnescati solo da una diversa visione del mondo che i cattolici devono promuovere. Per questo, l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco è stata basilare nell’offrire ai partecipanti una giusta cornice di lavoro e speranza.
Fondamentale è stato poi il contributo dei tanti giovani presenti (come animatori del Progetto Policoro o come membri di aggregazioni laicali) che «possono aiutare il mondo a rimettere la fraternità al centro dell’economia», come ha spesso raccomandato Bassetti. Proprio loro a Taranto hanno lanciato e firmato il Manifesto dell’Alleanza, che aiuti a indicare il cammino e intraprenderlo insieme, dando quindi una missione: tornare nelle proprie diocesi e parrocchie e lì sviluppare progetti, educare all’ecologia integrale, scrivere e parlare per avviare una rivoluzione “dal basso” sia della prospettiva uomo-natura, sia per facilitare processi altrimenti insostenibili.
Da Taranto, quindi, parte un impegno nei territori dei delegati per coniugare ambiente, lavoro, sviluppo, ispirandosi e, perché no, copiando le “buone pratiche” già esistenti su diversi territori. È necessario capire come e perché «costruire comunità energetiche, diventare una società carbon free e votare con il portafoglio per premiare le aziende capaci di intrecciare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale, promuovere e utilizzare prodotti caporalato free, creare alleanze intergenerazionali e con la società civile», seguendo l’indicazione di mons Santoro, arcivescovo di Taranto. Un invito e un messaggio che deve venir fatto da ogni fedele e cittadino, che non segna un punto di arrivo, ma di partenza verso uno sviluppo a misura d’uomo e in sinergia con il mondo e la natura che custodiamo.